Società

Quale Natale? cos’è rimasto di questo grande Mistero oggi

di Lucia Antinucci

Il 25 dicembre, che costituisceil culmine delle corse frenetiche per acquistare doni, addobbi, cibarie varie,dopo un mese di stress, di grandi compere, ma anche particolarmente di grandemalinconia per i poveri e per coloro che soffrono, a cui spesso si è indifferenti. Il significato originario del 25 dicembre è profondamente religioso, culturale e umano; ma oggi la società spesso è indifferente a tutto ciò. Noi celebriamo la nascita di un Bambino, del Messia, del Salvatore ditutta l’umanità, di un umile e povero bambino che è il Figlio di Dio che condividela condizione degli ultimi per offrire all’umanità la liberazione, la speranza che non delude, la vera felicità, non quella degli effimeri piaceri.

Cosa è rimasto di questo grande Mistero nella società consumistica, del benessere? Cosa è rimasto del Mistero del Bambino, poveri tra i poveri, che viene rifiutato dalla società; per la sua nascita c’è solo una stalla ad accoglierlo, c’è solo una condizione di grande precarietà e disagio. Solo i poveri, ai quali si manifestarono gli angeli, poterono riconoscere in quel Bambino, povero tra i poveri, il Figlio dell’Altissimo, il Salvatore. Il Vangelo di Matteo ci dice che, attratti dal segno della cometa, anche dei sapienti si misero alla ricerca del Bambino per contemplare il suo Mistero. Il povero a cui viene offerta la liberazione non sono solo coloro che vivono nella miseria, ma anche tutti coloro che hanno il cuore disponibile alla ricerca della verità, un cuore non egocentrico, capace di solidarietà. Possono comprendere il Mistero del Natale solo coloro che non si lasciano ipnotizzare dal luccichio della società consumistica, che non sono schiavi del loro egoismo, della loro superbia, dei loro pregiudizi che emarginano coloro che sono esclusi dai meccanismi consumistici.

Il romanticismo del Natale ha unavalore umano e culturale, che fa bene non solo ai bambini, ma anche agliadulti, aiutandoli a ritrovare l’infanzia del cuore, che porta a superarel’indifferenza nei confronti degli indigenti, di coloro che soffrono. Il Nataleè la festa della famiglia, degli affetti, degli amicizia. Condividere lo stessobanchetto crea comunione. Il dono, se parte dal cuore, se è semplice, èmanifestazione di affetto, se non si riduce a puro formalismo. I presepi, daallestire nelle proprie case, non solo nelle chiese, ci ricordano il Misterodella Natività del Figlio di Dio, Luce di tutta l’umanità; gli alberi di Nataleci ricordano che stiamo celebrando la festa della Luce, della Vita che nonmuore (l’albero sempreverde). Babbo Natale, trasformato in un simboloconsumistico, ci rimanda a San Nicola di Bari, il vescovo che portava doni aibambini poveri, per ricordarci che dobbiamo accogliere i bambini, dare loro unavita dignitosa, particolarmente ai bambini sfruttati, ai bambini senza patria esenza genitori.

La Vita è sacra perché è un donodi Dio; la Vita va accolta e custodita, anche quando si manifesta attraverso ipoveri, gli immigrati gli emarginati, come il Bambino emarginato di Betlemme.Solo così possiamo veramente augurarci a vicenda “Buon Natale!”, facendo nostroil canto degli Angeli: “Gloria a Dio nell’altro dei cieli e pace in terra agliuomini amati da Dio!”. Auguri!

Lucia Antinucci

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