L’UMANITA’ DI DIO. IL MISTERO DEL NATALE
di Lucia Antinucci
Il santo Natale propone ai noi tutti l’immagine di un bambino povero che nasce in una grotta, che era probabilmente una stalla oppure un’abitazione con stalla, nel bel mezzo della notte, illuminata dalla stella cometa. Questa immagine è certamente molto poetica e suscita tanta emozione; bisogna però avvicinarsi al significato profondo del Natale, non limitarsi all’aspetto sentimentale, quasi fiabesco.
Se Gesù è nato in una grotta la sua esistenza umana è stata segnata, sin dal primo istante, da una grande precarietà; ha certamente provato il freddo e il calore dell’ambiente gli è stato offerto dal fiato degli animali. Il Bambino Gesù però è stato anche avvolto dal calore delle premure della madre, Maria di Nazareth, custode del Mistero del suo concepimento per opera dello Spirito Santo, e del padre legale, il giusto Giuseppe. Secondo il Vangelo di Luca la notte di una società dormiente, che non si accorge della novità di Dio che entra nella storia, nonostante attendesse la venuta del Messia, viene allietata dalla visita dei pastori, poveri ed emarginati nella società del tempo, ai quali si è manifestata la gloria di Dio.
Il Figlio dell’Altissimo che si fa bambino, nascendo da una giovane galilea, comincia la sua avventura come figlio d’Israele circondato dalle tenebre della notte, in cui splende però un astro luminoso, segno della stella della redenzione (Fr. Rosenzweig) che ha fatto la sua comparsa nell’umanità. Il Figlio di Dio viene tra noi, si fa uno di noi nell’umiltà della sua povertà, pone la sua tenda fra noi nell’anonimato. Tutto ciò scaturisce dal Mistero della sua umanità, che si propone a noi con discrezione per rispettare la nostra libertà, chiamata a compiere un cammino di discernimento dei segni, senza essere forzata da eccessivi eventi prodigiosi. Questa discrezione non è debolezza, ma è l’altro volto dell’Amore infinito di Dio che è autodonazione, per darci la possibilità di liberaci dalle nostre schiavitù, che scaturiscono dall’adorazione del nostro ‘io’ egocentrico. Solo facendo un percorso di purificazione spirituale, di povertà evangelica, è possibile scorgere nel Bambinello di Nazareth, che suscita tanta tenerezza, l’immagine di Dio stesso, del Totalmente Altro (K. Barth), che fa crollare gli idoli del potere, del denaro, del piacere conquistato con lo sfruttamento dei più deboli, dei più poveri della società. Maria, la madre, ha accolto il dono straordinario di Dio con lo stupore e la semplicità del cuore puro, continuamente alla ricerca del Volto di Dio, inondato dalla luce della sua grazia, che opera meraviglie in coloro che si fanno piccoli per il Regno dei Cieli.
Il Vangelo di Giovanni, più teologico, ci offre il significato profondo del Mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio: è la Luce che risplende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta. Le tenebre simboleggiano il mistero del male in tutte le sue forme, personali e sociali, che non sopportano la Luce di Dio, che è Amore, Verità, libertà profonda, pace gioiosa. L’Amore di Dio, povero ed umile, profondamente umano, viene accolto da coloro che non sono schiavi delle loro false sicurezze e degli schemi secondo la logica di questo mondo. Per contemplare il Mistero del Natale bisogna aprirsi ad un’altra logica, quella di Dio, quella dell’amore che si lascia annientare affinchè la liberazione venga offerta a tutti, liberazione che è il presupposto dell’autentica felicità. Solo con questi sentimenti anche noi, come i pastori, celebrando il Mistero del Natale, ci sentiremo inondati dallo splendore della gloria di Dio e potremo cantare con gli angeli: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”.
LUCIA ANTINUCCI