Omicidio Ciro Colonna: Ponticelli non vuole dimendicare
Ciro Colonna è stato ucciso lo scorso 9 giugno, con un colpo di pistola durante un agguato di camorra a Ponticelli dove è stato freddato anche Raffaele Cepparuolo, boss dei “Barbudos” il Lotto Zero di Ponticelli Napoli non vuole dimenticare.
I TESTIMONI – “Io e Ciro stavamo giocando a biliardino in un bar, sono entrati due uomini che hanno urlato: questa è una rapina. Siamo scappati tutti. Uno dei malviventi ha ucciso Raffaele Cepparulo. Ciro ha provato a fuggire come tutti, ma gli sono caduti gli occhiati, si è calato a prenderli e il killer gli ha puntato la pistola contro uccidendolo”, ha rivelato agli inquirenti nei giorni scorsi una ragazzina che ha assistito al duplice delitto.Ciro Colonna, 19 anni è morto a Ponticelli in un agguato dopo una disperata corsa in ospedale, sarebbe stato ucciso per errore. L’obiettivo dei sicari, infatti, era Raffaele Cepparulo, 25 anni, ritenuto elemento di spicco dei Barbudos, gruppo criminale che mira al controllo dello spaccio tra i vicoli del centro storico di Napoli e in guerra da mesi contro il clan Giuliano-Sibillo. L’unica colpa di Colonna, come era chiaro fin da subito agli inquirenti, quella di trovarsi “sul marciapiedi sbagliato”, nel momento sbagliato.“

Questa è la ricostruzione che fanno gli abitanti del lotto zero: “Ciro è stato ucciso per errore – dicono era un bravo ragazzo che non aveva niente a che fare con il “sistema”. Stava scappando, gli occhiali gli sono caduti, lui si è piegato per riprenderli e l’hanno ucciso”. Incensurato di 19 anni, Colonna si era diplomato da poco all’Itc Rocco Scotellaro a San Giorgio a Cremano. E da queste parti, dove l’abbandono scolastico è da record, non è cosa da poco. Ieri davanti al luogo del duplice omicidio si sono presentati parenti e amici delle due vittime, ma i due gruppi si sono tenuti a distanza, quasi che tra loro ci fosse un muro invisibile. I giovanissimi amici di Ciro sono sotto choc. Tra loro c’è Francesca, 17 anni. Uno scricciolo di ragazza con il volto coperto da lentiggini che la fanno sembrare ancora più giovane. Ha gli occhi gonfi per le lacrime versate. “Ciro? Un pezzo di pane. Poco prima che l’ammazzassero stavamo giocando a biliardino, aveva il cuore d’oro”, racconta prima che il dolore le spezzi la voce. Il gruppetto degli amici di Ciro si tiene a debita distanza dagli altri, “quelli di Napoli”. Così vengono indicati i parenti di Cepparulo, originario del centro storico e arrivato nell’agglomerato di case popolari dell’area orientale in fuga dalla guerra che da mesi insanguina il Rione Sanità. Ma i sicari l’hanno raggiunto anche qui, uccidendo il 25enne e un giovane incensurato.
Per il quartiere Ciro è l’ennesima vittima innocente della guerra non dichiarata che si combatte in tutti i quartieri della città.
“Ciro deve essere etichettato come un camorrista perché viveva qui? – chiedono – la sua condanna è di abitare a Ponticelli. Tutti noi sappiamo che in realtà era un bravo ragazzo”. Anche l’aggressione avvenuta ai danni di alcuni giornalisti e videoreporter (il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania Ottavio Lucarelli, quello del l’Ugiv, Ciro Fusco e il segretario del sindacato giornalisti, Claudio Silvestri, hanno espresso solidarietà ai colleghi) sarebbe stata compiuta dai familiari e dagli amici di Cepparulo, insomma da “quelli di Napoli”.



