culturaStoria di Napoli

Le 7 cose da sapere se vieni a Napoli

 

In assoluto, una delle più belle città d’Italia: per storia, cultura e arte. Basta iniziare dal centro storico con una visita al Madre, il museo di Arte Contemporanea e percorrere tutta la via dei musei o via del Duomo: qui ci sono in tutto sette musei che raccontano più di sette secoli di storia. Ma anche edifici storici, piazze e quartieri che raccontano le diverse anime di Napoli. Nel centro storico non si può non passare da Spaccanapoli – una delle vie più antiche della città – e dal vicolo di San Gregorio Armeno, il vicolo dei presepi e degli artigiani. Napoli ha le sue chiese monumentali da San Lorenzo Maggiore, in piazza San Gaetano al Duomo con la Cappella del Succorpo: è il luogo giusto, per tre volte all’anno, per assistere al rito dello scioglimento del sangue di San Gennaro. Nella basilica di Santa Chiara invece sono conservate le spoglie della famiglia Borbone che hanno governato Napoli nell’Ottocento. Tornando a San Gennaro invece è da sapere che è un santo internazionale: a New York, dal 19 al 22 settembre, si svolge la più grande, la più famosa e la più lunga festa religiosa in onore di un santo. La prima edizione della Feast of San Gennaro a Little Italy risale al 1926, nata dall’impulso di tanti emigrati napoletani giunti negli Stati Uniti. Ma prima di guardare oltreoceano ci sono almeno 7 cose da sapere su Napoli.

  • 1
    Il Maschio Angioino
    . Agf
    Il castello, simbolo della città di Napoli ricostruito da Alfonso d’Aragona, è difeso da cinque grandi torri cilindriche, coronate da merli. Le tre torri sul lato rivolto verso terra, dove si trova l’ingresso del Castello, sono le torri “di San Giorgio”, “di Mezzo” e “di Guardia”, mentre le due sul lato rivolto verso il mare, prendono il nome di torre “dell’Oro” e di torre “di Beverello”. Il castello è circondato da un fossato. Nei sotterranei del castello si trova la fossa del coccodrillo, usata per segregare i prigionieri condannati a pene più severe. Un’antica leggenda narra misteriose sparizioni dei prigionieri, a causa delle quali fu incrementata la vigilanza. Non si tardò a scoprire che queste scomparse avvenivano a causa di un coccodrillo che penetrava da un’apertura nel sotterraneo e trascinava in mare i detenuti per una gamba dopo averli azzannati. Per ammazzare il coccodrillo, si utilizzò come esca una grande coscia di cavallo: una volta morto, venne impagliato ed agganciato sulla porta d’ingresso del Castello.
  • 2
    Il Castel dell’ Ovo
    . Agf
    Sull’antico Isolotto di Megaride sorge imponente il Castel dell’Ovo. Una delle più fantasiose leggende napoletane farebbe risalire il suo nome all’uovo che Virgilio avrebbe nascosto all’interno di una gabbia nei sotterranei del castello. Il luogo ove era conservato l’uovo, fu chiuso da pesanti serrature e tenuto segreto poiché da ” quell’ovo pendevano tutti li facti e la fortuna dil Castel Marino”. Da quel momento il destino del Castello, unitamente a quello dell’intera città di Napoli, è stato legato a quello dell’uovo. Le cronache riportano che, al tempo della regina Giovanna I, il castello subì ingenti danni a causa del crollo dell’arcone che unisce i due scogli sul quale esso è costruito e la Regina fu costretta a dichiarare solennemente di aver provveduto a sostituire l’uovo per evitare che in città si diffondesse il panico per timore di nuove e più gravi sciagure
  • 3
    Sai riconoscere un babà?
    . Agf
    Le dimensioni di questo dolce dalla caratteristica forma a fungo possono variare dai 5 ai 15 cm. L’origine del babà non è in realtà napoletana: venne inventato nel Settecento dall’ex re polacco Stanislao Leszczinski, durante il suo esilio nel Ducato di Lorena, a seguito della sconfitta militare contro Pietro il Grande. Stanislao, non potendo più esercitare il suo potere politico, era sempre affranto e amareggiato: per contrastare questo suo stato emotivo desiderava sempre qualcosa di dolce da mangiare. “Si nu’ babà” detto a una persona indica qualcuno dal carattere dolce, disponibile, oppure bravo nell’eseguire qualcosa di particolarmente difficile, o, ancora, si può usare per ringraziare di un regalo o di un’attenzione. Ma non solo una persona, anche una cosa o un oggetto può essere “nu’ babà”: un’auto sempre funzionante, una macchina fotografica o semplicemente la vista di qualcosa di particolarmente bello.
  • 4
    Napoli dei 40 gradini
    . Agf
    Napoli non è solo quella che si vede passeggiando in piazza Plebiscito o in Via Toledo: basta percorrere alcuni itinerari per entrare in un mondo suggestivo che risale addirittura a 5000 anni fa e offre numerosi spunti per capire come si è evoluta nel tempo la città partenopea. I Greci, nel III secolo a.C., furono i primi ad aprire cave sotterranee per ricavare i blocchi di tufo necessari a fondare le mura e i templi della loro Neapolis. Diverse sono le entrate che conducono alla Napoli sotterranea, ma una in particolare è carica di suggestione, poiché ha salvato molte vite durante la seconda guerra mondiale. Si tratta di una scala di 140 gradini, 40 metri sotto il manto stradale, che scende fino allo splendore dell’antichità romana passando per cunicoli e sotterranei utilizzati come rifugi antiaerei. Resti di arredi, graffiti e oggetti di vita quotidiana ancora in ottimo stato, rendono testimonianza di quel periodo oscuro facendo riemergere uno spaccato di vita importante della storia di Napoli.
  • 5
    L’albergo dei poveri
    . Agf
    La realizzazione del Real Albergo dei Poverifu affidata da Carlo III di Borbone all’architetto fiorentino Ferdinando Fuga, che cominciò a costruirlo nel 1751. L’edificio avrebbe dovuto ospitare fino a 8.000 poveri della città, “i poveri di tutto il regno”, divisi rigidamente per classi, sesso ed età: di qui la strutturazione in corpi separati e in grandi cortili. Con le sue oltre 230 stanze e 20.000 metri quadri di spazi è secondo per estensione solo al Louvre. Gravemente danneggiato durante il terremoto del 1980, fu acquisito al patrimonio comunale nel 1981, ma è rimasto chiuso e abbandonato per oltre vent’anni.
  • 6
    Palazzo reale
    . Agf
    La fondazione del Palazzo Reale di Napoli risale al 1600, quando il Viceré spagnolo di Napoli decise di costruire, per sé e per i soggiorni del Re di Spagna, una residenza spaziosa e confortevole, ben diversa quindi, dai castelli fortificati nei quali avevano vissuto i Re angioini ed aragonesi. Nella facciata furono aperti archi e nicchie al cui interno i Savoia collocarono otto statue rappresentanti i più illustri sovrani delle varie dinastie ascese al trono di Napoli. La costruzione del Palazzo continuò per secoli, vi lavorarono i più noti architetti del Regno.
  • 7
    La Certosa e il Museo di San Martino
    . Agf
    La Certosa, dedicata a San Martino vescovo di Tours , venne fondata nel 1325 per volere di Carlo, duca di Calabria, figlio di Roberto D’Angiò. Nella chiesa oggi resta ben poco della spoglia struttura gotica originaria, profondamente modificata dai rimaneggiamenti successivi. Mantengono l’antico aspetto i suggestivi sotterranei, che oggi ospitano la sezione del museo dedicata alla scultura. Il museo fu aperto al pubblico nel 1866, all’indomani dell’Unità d’Italia, dopo che la certosa, inclusa tra i beni ecclesiastici soppressi, fu dichiarata Monumento Nazionale. Il nucleo fondamentale del museo è costituito dalla Sezione Storica, che raccoglie testimonianze della storia politica, economica e sociale del Regno di Napoli. L’unicità del Museo di San Martino è costituita dalla ricca collezione di presepi, esposti in ambienti dove un tempo sorgeva la cucina della certosa, che formano la raccolta pubblica più rappresentativa di questa singolare forma d’arte napoletana.

Il Gioco del Lotto, appassionato dell’arte, della cultura e delle tradizioni del nostro paese, ha supportato dal 1998 più di 600 interventi di restauro in tutta Italia : molti hanno toccato anche la città di Napoli, con cui Il Gioco del Lotto sente di avere da sempre un rapporto davvero speciale. Dal Museo di Capodimonte a Palazzo Reale, da Castel Sant’Elmo alla Certosa e al Museo di San Martino, il Gioco del Lotto ha offerto un contributo determinante alla conservazione delle bellezze di Napoli.

articolo di:

pubblicato su  http://www.huffingtonpost.it

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